Non ho mani grandi, nodose, callose, rudi. Piuttosto ho dalle mani gentili e sottili, da chirurgo più che da boscaiolo. Con le mie mani raggiungo gli scopi che mi prefiggo di raggiungere e vi racconterò come ho fatto impazzire un culetto impertinente, il culetto di Sara, che ha avuto l'ardire di sfidarmi sussurrandomi:" Sculacciami, massaggiami, colpiscimi, fai di me quello che vuoi, ma se mi farai del male non mi vedrai mai più, e lo stesso succederà se non me ne farai... dovrai trovare il modo di stupirmi e di risvegliare in me qualcosa di nuovo".
Cazzo! La ragazza aveva le idee ben chiare e confuse allo stesso tempo! E poi non c'è niente di peggio che una sfida del genere, una sfida che forse ogni donna formula segretamente con se stessa ogni volta che incontra un nuovo partner, ma così era diverso, la sfida era palese e spiattellata lì, come ripido crinale da percorrere in precario equilibrio, senza mai un passo falso che avrebbe significato una rovinosa caduta senza possibilità di salvezza. Ma era una bella sfida: a me piacciono le sfide e mi piaceva il suo culetto, tondo e sodo, di dimensioni generose senza essere esagerato, con la pelle bianca, liscia, da baciare e leccare all'infinito.
Sara era così, sfrontata e impudica, ma anche indecrifrabile e fredda, non lasciava trasparire emozioni e questo rendeva la cosa ancora più difficile.
"Devi concedermi la prima mossa Sara, vieni qui e posa il tuo ventre sulle mie ginocchia, voglio ammirare l'articolo, prima di passare all'azione"
Sedevo su una poltroncina bassa senza braccioli e il mio tono fermo e la mia aria rassicurante cercavano di infondere fiducia in Sara, non sapevo ancora come procedere ma mi sarei inventato qualcosa.
"Articolo? Il mio culo sarebbe l'articolo? Ah ah ah ... non siamo in un magazzino" - rispose Sara, ma eseguì quanto richiesto.
Indossava una specie di pigiamino sottile, pantaloncini leggeri in maglina rosa e maglietta rosa con pois violetti. Non aveva reggiseno, sentii chiaramente i seni scivolare sulla mia coscia sinistra e lei respirare calma in posizione, arrendevole e docile, in attesa delle mie mosse.
Posai le mani aperte sulla sua schiena, spostai la maglietta per guadagnare il contatto con la sua pelle calda e liscia come la seta. Cominciai un massaggio lento e misurato, la mano sinistra percorreva la schiena in senso longitudinale, la mano destra si spingeva trasversalmente a raggiungere i fianchi. Sapevo quanto fosse sensibile e pericolosa la zona del mio massaggio, sarebbe bastato un nonnulla per provocarle il solletico e rovinare tutto, la sentivo fremere leggermente sotto le mie dita e decisi che era il momento di fare qualcosa di più.
Con la mano destra spostai decisamente in basso l'elastico del pantaloncino scoprendole il culetto quasi del tutto e mettendo in mostra il suo perizoma di stoffa celeste. Poi le afferrai con forza tutta una natica, sussultò per la sorpresa, si aspettava un colpo, non quella strana stretta. La mia mano era una morsa e le mie dita affondavano nella sua carne bianca quasi a volerla strappare. Il culo così deformato mi diede l'ispirazione, un dito si trovava a pochi millimetri dal suo buchino che faceva capolino dal margine della minuscola striscia di stoffa. L'altra mano si abbattè con forza sull'altra natica, lo schiaffo fu istantaneo e deciso, il rumore sonoro chiarissimo e forte, Sara gridò e tutto il suo corpo fu scosso visibilmente. La mia mano destra stringeva ancora la natica di Sara, il dito medio era ora decisamente sul buchino stretto che ora sentivo chiaramente teso, ma caldo e pulsante. Lasciai cadere ancora uno schiaffo nello stesso identico punto del precedente, questa volta però sincronizzai la stretta dell'altra mano quasi a simulare un morso rabbioso, il mio dito medio stringeva e deformava lo sfintere che ora sembrava dovesse cedere sotto la mia pressione. Il respiro di Sara era chiaramente cambiato, più intenso e pesante muoveva il torace e inarcava il collo, forse ero sulla strada giusta, ma un'incognita si presentò prepotentemente: la mia erezione stava spingendo con decisione sul suo ventre, il mio cuore stava pompando il sangue tanto insistentemente nel mio cazzo come nel mio cervello, rendendo tutto offuscato e bollente, come chiaramente bollente stava diventando il culo di Sara. Trovai la forza di continuare, con rapidi colpi della mia mano libera sulla natica ormai rossa di Sara, con rapide strette dell'altra mano a mordere e guadagnare millimetri del mio dito che spingeva il buchino, ormai era dentro tutta una falange quando scambiai le mani e l'ordine delle mie azioni. La mano sinistra afferrò la chiappa arrossata dai colpi spingendo stavolta il pollice dentro l'ano, la mano destra s'incaricò di schiaffeggiare il culo. Sara ansimava ed emetteva lievi lamenti, il mio cazzo continuava a spingere e ogni movimento mi portava vicino ad un godimento profondo, dettato soprattutto dal mio cervello perverso impegnato in quella sfida dall'esito incerto.
Nel mio cervello stavo già godendo, ma il mio scopo era un altro in quel momento, dovevo verificarlo e lo feci scorrendo la mano destra nella sua fessura. Non fui molto sorpreso dal trovarla zuppa e grondante di umori che non aspettavano che l'occasione di tracimare all'esterno. Con gesto rapido leccai quelle gocce e annusai profondamente il suo profumo, inebriante, avvolgente, acre e dolce allo stesso tempo. Il mio cazzo ebbe un ulteriore sussulto e Sara se ne accorse perchè sembrò spingere con il ventre e le costole verso la mia asta dura. Avevo l'acquolina in bocca dal desiderio di assaggiare la sua figa, mi venne allora in mente di far colare la mia saliva nel solco del suo culo. Così feci e fù uno spettacolo incredibilmente eccitante osservare il rivolo liquido scorrere verso il basso, lambire il suo buchino ancora invaso dal mio pollice ed andare a mischiarsi con gli umori della sua fighettta. Subito sfruttai la lubrificazione conseguente per cominciare a pompare il pollice nel culo, e con un movimento rotatorio del polso affondai le altre dita nella figa alternando massaggio e penetrazione con intensità e velocità crescenti.
Sara apprezzava e si contorceva emettendo chiari gemiti di piacere, finchè non venne in un orgasmo travolgente inondandomi la mano e facendomi sentire chiari spasmi intorno alle mie dita. Per alcuni secondi non le diedi tregua continuando a spingerle dentro ritmicamente le mie dita, poi mi bloccai apprezzando i suoi gemiti e le scosse leggere che percorrevano il suo corpo. Decisi in quell'attimo che dovevo cambiare posizione e liberarmi finalmente di tutti i miei vestiti. Il mio cazzo duro svettava ora orgoglioso a pochi centimetri dal viso di Sara che si era messa in ginocchio. Le offrii la cappella sulle labbra e lei aprì la bocca cominciando a succhiarmi con passione. Succhiava e leccava, scorreva la lingua sul filetto e tutto intorno, poi scese a leccarmi tutta l'asta e lo scroto, per poi risalire a spompinarmi veloce aiutandosi con le mani su e giù segandomi e facendomi godere fin quasi al punto di non ritorno. Avrei potuto godere sborrando nella sua bocca nel giro di pochi secondi, ma avevo chiaro il mio obiettivo nella mente, e il mio obiettivo era il suo culo! La fermai e le indicai la poltroncina sulla quale sedevo poco prima, la invitai a posizionarsi nuovamente a pancia sotto poggiandosi lievemente alla seduta. Il suo culo per aria era tremendamente invitante e il mio cazzo sapeva già cosa fare. Lo sfintere mi era sembrato particolarmente tonico e stretto saggiandolo con le dita, e infatti il mio cazzo faticava a violarlo. Dubito che fosse analmente vergine, ma quella era la chiave di tutta la mia sfida in quel momento. Se infatti avessi forzato con prepotenza l'entrata le avrei provocato solo dolore, quindi mi presi tutto il tempo necessario e guadagnai l'ambita profondità millimetro dopo millimetro, massaggiando le natiche arrossate e spingendo con moderazione, fino a sentirla finalmente cedere accogliendomi interamente. Feci colare altra saliva dalle mie labbra per favorire lo scorrere dell'asta nello stretto anello e cominciai a muovermi lento nel calore del suo intimo viscere. Lei gemeva e il suo respiro spezzato e veloce mi fece capire quanto fosse vicina ad un altro orgasmo, quindi accelerai i miei colpi, intensificai i miei affondi e mi lasciai travolgere anch'io dalle sensazioni incredibili di quel momento magico, venni liberando il mio piacere in fiotti caldi e ripetuti mentre stringevo forte le mie mani sui fianchi di Sara e pronunciavo il suo nome tra i sospiri.
Anche lei stava godendo e ansimava tra le scosse dei miei affondi e delle sue contrazioni orgasmiche.
Mi abbassai sulla sua schiena e l'abbracciai fino a circondarle il petto con le braccia, volevo sentire il massimo contatto col suo corpo e godere così insieme delle ultime ondate di piacere, rimanemmo così per un tempo che sembrò infinito, io dentro di lei, lei tra mie braccia, entrambi appagati e sfiniti.
"Hai vinto" - mi disse dopo tanto.
"Cosa?" - le chiesi, ma avevo già capito.
"La sfida... hai vinto senza alcun dubbio!"